top of page

CABINET DEI DRAGHI VERDI E DELLE FENICI BIANCHE TIBET – XIX

CABINET DEI DRAGHI VERDI E DELLE FENICI BIANCHE

TIBET – XIX sec.

Misure: L 123 x P 49 x H 116 cm


La parola tibetana che traduce i termini ‘credenza’ e ‘cabinet’ è chagam, con la quale ci si riferisce a quei mobili armadio, con sviluppo sia orizzontale che verticale, atti a contenere oggetti di varia natura. La caratteristica strutturale che definisce questa grande famiglia tipologica è la presenza di ante apribili sul fronte.


Il chagam compare, nei contesti abitativi tibetani, solo a partire dal XVIII secolo, in un peculiare momento di fermento culturale, sociale ed economico. Tutti questi elementi hanno concorso a rendere la sua diffusione capillare, trasversale e di successo, sia nei contesti religiosi, come i grandi monasteri, sia in ambienti più profani, come le residenze laiche. Nelle ricche e spaziose case dell’aristocrazia e della borghesia urbane, infatti, veniva collocato nelle stanze principali di rappresentanza, dove era impiegato a seconda dei bisogni e delle necessità, oltre che esser sfoggiato con fierezza, come si conviene ai più preziosi capolavori.


Nel preziosissimo chagam in esame la funzionalità e l’estetica creano un connubio di rara bellezza. Dal punto di vista costruttivo, questo contenitore è realizzato in legno tramite una struttura ad incastri che compone un parallelepipedo.


Al suo interno, l’inserimento di apposite traverse divisorie rende agevole e fruibile lo spazio. Esternamente, si distinguono già i due registri in cui è modulato il volume interno: la porzione superiore è la principale per capienza, caratterizzata da due ampie ante centrali finemente decorate; il registro inferiore è più piccolo, ma, chiuso esternamente da un originale pannello istoriato, custodisce l’elemento peculiare dell’intero impianto ligneo, un accogliente doppiofondo accessibile esclusivamente dal ripiano a ribalta interno.


Il risultato è una struttura compatta, lineare, originale ed autorevole.


La decorazione si concentra sulle pareti frontali, stagliandosi, con pennellate accurate, policrome e vitali, sul tipico sfondo rosso intenso tibetano. Due sono i temi iconografici tradizionali proposti: i mitici e portentosi draghi e le eleganti, quanto magiche, fenici. Le due ante propongono, specularmente, il medesimo schema figurativo: un vigoroso drago verde che domina un idilliaco specchio d’acqua, il suo elemento naturale, avvolto dalla rigogliosa profusione di preziosi fior di loto; poi, nei quattro spazi angolari del pannello, quattro sinuose fenici illuminano la composizione, con l’incantevole suggestione che le contraddistingue.


Il pannello inferiore, invece, presenta un medaglione centrale da cui emerge l’impetuoso muso di un terzo dragone: il suo sguardo vigile, le fauci spalancate e le corna vistosamente appuntite sembrano, inequivocabilmente, suggerire l’intento di questo animale soprannaturale: custodire i preziosi oggetti riposti nel vano, intimorendo i malintenzionati con tutta la sua leggendaria prestanza.


Creature mitologiche amate in tutto l’Oriente, il dragone e la fenice, quando raffigurate insieme esaltano e trascendono la loro essenza individuale, simboleggiando l’unione armoniosa degli opposti. Il dragone incarna lo yang, la virilità, la forza, il potere e la saggezza. Mentre la fenice rappresenta lo yin, la femminilità, la bellezza, l’incorruttibilità e la longevità. Il detto cinese ‘splendore di drago e bellezza di fenice’ elogia l’unione tra uomo e donna: poiché, ove yin e yang si incontrano e si armonizzano, lì regneranno benessere, prosperità e longevità.


Dunque, un chagam prezioso, un prodotto artigianale unico ed autentico. Un gioiello tibetano inestimabile che non smetterà mai di impreziosire il luogo in cui dimora, donando la sua beltà e la sua luce.


Archeologa Dott.ssa Francesca Morello


56 visualizzazioni0 commenti
bottom of page