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DIPINTO BATIK – SCENE DAL RᾹMᾹYAṆA - INDIA – Anni ‘90 del XX sec.

Aggiornamento: 17 ago 2021

DIPINTO BATIK

SCENE DAL RᾹMᾹYAṆA

INDIA – Anni ‘90 del XX sec


Attraverso i secoli, l’arte indiana si è declinata in un’eterogeneità originale e suggestiva di opere e manufatti artigianali.


Materie prime come la pietra, l’argilla, il legno, l’osso, le fibre vegetali, i metalli ed i minerali sono state abilmente scelte e lavorate, sin dall’antichità, da sapienti artisti per veicolare concetti, valori, simboli e sentimenti. I temi iconografici dominanti, che hanno prevalentemente ispirato questi sapienti artieri, sono riconducibili ai sentieri spirituali che, proprio in questa mistica ed ancestrale terra, si sono originati, come: l’Induismo, il Buddhismo, il Jainismo ed il Sikhismo.


È proprio dal rapporto intimo ed emozionale del devoto con le divinità (il pantheon induista ne conta addirittura trentatré milioni!) che nasce l’esigenza, e l’ispirazione, di esprimere la spiritualità personale e collettiva attraverso l’arte.


Ne consegue che la maggior parte delle opere artistiche, soprattutto quelle monumentali architettoniche e scultoree, si possa definire arte sacra, in quanto strumento figurativo atto a comunicare valori metafisici ed in quanto emblema simbolico della fede e dei personaggi mistici ad essa legati.


Nello specifico, il batik è una tecnica di tintura a riserva per i tessuti. Non si conosce esattamente il momento ed il luogo di nascita di questa pratica. Ma, presso molte culture antiche e moderne, dall’Egitto alla Cina, dall’India alla Nigeria, dal Giappone all’Indonesia, era ed è tutt’ora eseguita, testimoniando abilità umane creative davvero straordinarie.


L’artista, una volta definito il disegno da realizzare, copre le zone che desidera risparmiare da certi cromatismi tramite l’applicazione di materiali impermeabilizzanti, come la cera, l’argilla, la resina o l’amido. Il termine “batik” deriva dall’indonesiano “amba”, cioè “scrivere”, e “titik”, “punto, goccia”, richiamando bene alla particolarità ed alla precisione di questa affascinante esecuzione artistica. I supporti su cui viene realizzato sono tradizionalmente stoffe leggere, dal filato sottile e regolare, predisposte ad assorbire naturalmente i coloranti, come la seta, il cotone e il lino. Anche i pigmenti applicati sono, per lo più, di origine naturale, essendo estratti da minerali e vegetali. Attualmente, il batik viene adattato anche alle moderne disponibilità tecnologiche, quali: tessuti più sofisticati, coloranti chimici e stampe automatiche.


Il suggestivo batik indiano, qui proposto, è un manufatto artigianale, realizzato a mano, su seta. Sfoggia una composizione iconografica che unisce armonia estetica e fedeltà alla tradizione locale. Ciascuna scena è inquadrata singolarmente, seguendo una scansione paratattica ad episodi, ed è correlata in successione alle altre.





Quelle piccole sono posizionate a mo’ di cornice per la grande ed emblematica scena principale centrale.


È la realizzazione figurata del Rāmāyaṇa, uno dei più grandiosi poemi epici della mitologia indiana, nonché testo sacro per l’Induismo. Dal sanscrito “ayana”, “cammino”, il “Camino di Rama” racconta e celebra le gesta del principe Rama, settimo avatara di Viṣṇu, guerriero forte e devoto.


Queste meravigliose immagini dipinte ripercorrono le numerose vicissitudini che Rama ha attraversato: dalla sua nascita, all’ingiusto esilio dalla sua patria; dalla fuga, passando poi il rapimento della sua sposa; dallo scontro colossale col suo nemico, sino alla vittoria finale e alla pace ristabilita nel regno.


Tramite l’espediente del colore differenziato si riconoscono i personaggi principali del poema: l’eroe Rama, in verde; il demone Rāvạnạ, in blu; l’esercito dei guerrieri scimmia Vānara, in giallo.


Dopo aver vissuto situazioni difficili ed aver subito intrighi, Rama è pronto a compiere il suo destino: uccidere Rāvạnạ, il demone dalle dieci teste, re di Lanka; riconquistare Ayodhya, il suo amato regno; ristabilire il Dharma, l’ordine e la giustizia sulla Terra. Può contare sul supporto della sua dolce sposa Sītā, del suo fratello minore Lakshmana (riconoscibili nel piccolo riquadro in basso a sinistra) e del dio scimmia Hanuman, suo più grande e coraggioso devoto.


Un poderoso esercito, con gli alleati guerrieri metà uomo-metà scimmia, è pronto allo scontro finale, come descrive la vivida scena centrale. Sulla sinistra, Rama e i suoi attaccano Rāvạnạ, che avanza sul suo carro. Nessuno è escluso da questa battaglia all’ultimo sangue. Si decidono le sorti del Mondo.


I Vānara, con il loro caratteristico muso e la coda da scimmia, si scontrano con i Rākṣasa, i demoni malefici. Una fitta pioggia di frecce si abbatte sul nemico! Lakshmana uccide Indrajit, figlio di Rāvạnạ, mentre Rama, con una freccia scagliata dritta al cuore, annienta re Rāvạnạ.


Sul campo di battaglia giacciono i corpi esanimi dei guerrieri: anche Kumbhakarna, fratello del sovrano demone, è tra loro; il suo corpo gigantesco è stato piegato per sempre.


Così, finalmente, Rama può fare ritorno nella sua città vittoriosamente, con accanto anche la sua sposa salvata, dando vita al più felice dei regni, grazie alle sue preziose virtù umane di guerriero forte ed audace in battaglia e di sovrano giusto e pio in tempo di pace.


I colori nitidi e brillanti, il disegno semplice e descrittivo e l’esecuzione artistica dinamica ed organica rendono questo batik una vera e propria opera d’arte, coinvolgendo e proiettando l’osservatore nell’ancestrale ed affascinante mondo della mitologia indiana.


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