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Il Tibet e le sue meraviglie: il Gam del Dragone

Aggiornamento: 16 lug 2020

In questo articolo del nostro blog vogliamo descrivere uno dei pezzi più belli della collezione Marotta: il Gam del Dragone. Trattasi di un grande baule (Gam) attualmente esposto nella Mostra sul Tibet "Un Trono tra le nuvole: il Tibet del XIV Dalai Lama", presso la galleria Mostre Marotta: www.untronotralenuvole.it.


IL GAM DEL DRAGONE - TIBET, XIX secolo


Dopo il Chagam ed il Torgam (Crededenze o Cabinets), il Gam, cioè il Baule, è la tipologia di mobilio più diffusa in tutto il Tibet. Trovava, infatti, collocazione ed impiego nei grandi monasteri, nelle ricche abitazioni dell’aristocrazia o della borghesia urbane, così come era anche molto apprezzato dai popoli nomadi. Ecco perché è documentabile una eterogenea e ragguardevole varietà di dimensioni, decorazioni e materiali. Questi versatili contenitori possono essere suddivisi in due gruppi, in base alle caratteristiche strutturali e d’uso: i bauli dipinti, in legno, di dimensioni importanti, per lo più adibiti a prestigiosi ripostigli per oggetti di particolare valore (come broccati preziosi, accessori cerimoniali, strumentario rituale); i bauli da viaggio, in cuoio, più maneggevoli, utilizzati comunemente per trasportare ogni tipo di merce, come bagaglio durante un pellegrinaggio, o come parte integrante del corredo famigliare nomade.


Il bellissimo gam decorato in questione è stato realizzato assemblando plance di legno tramite l’applicazione di una forte colla con il semplice metodo detto ad ‘incastro liscio’: si bagnano le superfici lignee da incollare con un collante (solitamente di origine animale) e si esercita una certa pressione sulle parti da congiungere, in maniera da eliminare la colla in eccesso e l’aria imprigionata, allineandole a dovere. Il coperchio è stato incernierato allo schienale con elementi metallici e presenta sul fronte un semplice chiavistello. Infine, lungo tutti gli spigoli esterni è stata posizionata della metalleria di rinforzo dalla caratteristica forma a baionetta.


La finissima decorazione che lo caratterizza interessa tutta la porzione frontale della struttura e i due pannelli laterali. La ricerca minuziosa del dettaglio, l’abile dinamismo di forme e colori ed il tema iconografico proposto sembrano delineare la figura di un decoratore di mobili (Tsonpa in tibetano, umili decoratori ben distinti dai più notabili pittori di thangka e di affreschi, i quali erano sottoposti ad un lungo tirocinio per poter dipingere le importanti opere normate dai rigidissimi canoni) davvero molto talentuoso.


Un sinuoso Dragone dorato si presenta in tutta la sua maestosità sulla superficie della parete frontale del gam. I grandi occhi attenti, le fauci aperte, le corna apicali, la cresta dorsale che dal capo corre lungo tutto il corpo giungendo sino alla coda e le quattro zampe che, con artigli serrati, custodiscono ciascuna una preziosa gemma sferica. Tutta la tensione fisica ed energetica del mitico animale è indirizzata alla protezione del ricco vassoio col tesoro di sfere che avvinghia tra le sue spire serpeggianti. E’ questo un classico tema iconografico di importazione cinese, ove spesso il vassoio di gemme o il ‘Cintamani’ (il gioiello fiammeggiante) simboleggiano le sfere d’acqua che il Drago produce nella sua attività celeste e che dona generosamente alla Terra consentendo ai semi di germogliare, alle colture di fruttificare e alle genti di prosperare. Ecco perché è un simbolo portentoso intrinsecamente positivo, benaugurante, propiziatorio e tutelare.


Si staglia su uno sfondo rosso intenso molto tipico in questo genere di decorazioni. Questo colore caldo, naturale ed intenso era derivato dal cinabro, o solfuro di mercurio, e poteva essere estratto in zona come essere importato dall’India o dalla Cina, tramite commercio.

Completano la cornice decorativa motivi floreali morbidi ed eleganti, dove il fior di loto spicca, e volute con andamento ondulato che riprendono per cadenza e policromia la bellezza evocativa del Dragone.


Infine, su entrambe le pareti laterali del baule, si riconosce la realizzazione pittorica del dorso di una pelle di tigre. E’ molto curioso questo elemento perché solitamente erano i bauli in cuoio ad esser spesso impreziositi da inserti di pelle di tigre, o di leopardo o di broccato. In questo caso, l’artista decoratore ha voluto innestare idealmente anche sul legno questo prezioso abbellimento estetico e simbolico. Si usava invocare lo spirito indomito della Tigre tramite sue riproduzioni per scacciare i demoni dalle case e per assicurarsi protezione. Inoltre poteva sottolineare, talvolta, l’appartenenza ad un lignaggio particolarmente notabile nel mondo secolare od il raggiungimento di un elevato stadio di ascesi nel mondo spirituale.


Archeologa Dott.ssa Francesca Morello


Al termine della mostra presso la quale è attualmente esposto, il Baule verrà messo in vendita. 




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